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"Sono una donna, non sono una santa "

  • gmattiello8
  • 6 mag
  • Tempo di lettura: 7 min

Aggiornamento: 10 mag

Festa della Mamma : "..Levateve da li cojoni pe' 'n giorno!.. "

Tuona l'Associazione mamme italiane...sigla sindacale AMI.


E' l'ultimo slogan delle mamme lanciato in radio e alle TV nell'approssimarsi della Festa della Mamma.


Come un pollo al girarrosto, dopo 364 giorni , la mamma e' cotta ! Ma tiene botta !


Puntualmente ogni anno "..je se rifila 'sta finta pe' falla anna' avanti..", senno' si scaricano le batterie.E' per il suo bene...


"..Ce cocete ar girarrosto pe' 364 giorni...ormai semo cotte.

Fracassate li cojoni dalle 7 der mattino , 6 giorni su 7 , er settimo ce sartate proprio sopra...che pure Iddio ar settimo s'e' riposato.

Aspettamo er lunedi co 'a speranza arrivi subito a portavve via , chi a scòla e chi ar lavoro, temiamo er venerdi' che ve piazzate a casa pe' 'n weekend a spetta' pranzo, cena e pulizie fatte.


Te , vòi pure che allargo le cosce armeno er sabato a sera , che' te pòi dormi' er giorno appresso...te, appunto.


Voi bambini invece che ve scaccolate annanzi 'a TV o 'a Playstation a rincojonivve 'a capoccia peggio de vostro padre cor pallone, magnate come porci, sporcate peggio...

...er bagno e' sempre occupato...

...e in piu' lavoro, porto li sòrdi a casa, tengo in piedi 'na famija co' du' mani, che la Dea Cali' me sporvera li lampadari.

Semo Murtitasking perpetue...'n vedemo mai 'a fine.


Pe..'n parla' delle sòcere...che' senno' va' a fini' 'n caciara.


Ormai ce trucidate pe' ' n piatto de pasta scotta...lava, stira, cucina...pe' poi veni' macellate pe' diventa' 'n titolo su li giornali...tra 'na pubblicita' de 'n viaggio e de 'na ibrida da pijatte a forza..


Ma che avete rotto er caxxo...'n ve vie' 'n mente da soli ? "


Piazza Pasquino, Roma. È mattina presto. Una mamma col caffè d’asporto e l’occhiaia da battaglia si ferma davanti alla statua. Guarda il busto di marmo.


MAMMA (sbuffando):

E te chi sei? Un altro che guarda e giudica?

Ce manca solo la statua moralista…


PASQUINO (con voce roca e antica):

Io parlo da secoli, madre romana.

Sputo versi e sentenze, nun faccio la piana.

Ma vedo che tu, co' 'sto sguardo affilato,

nun c'hai più pazienza: t’hanno stirato?


MAMMA:

Stirato, strizzato, centrifugato.

Tra figli, lavoro, marito imboscato.

E mo’ arriva pure la Festa, lo sai?

Un fiore, un “grazie”... e poi fate ciao.


PASQUINO:

A Roma vi fanno regine un sol giorno,

poi ve rispediscono a regger ‘r contorno.

Er patriarcato è ‘n buffet a una portata:

voi cucinate e nun magnate mai nada.


MAMMA:

Bravo er poeta de travertino!

Ma te ‘n sei mai alzato alle cinque al mattino.

Te lamenti der Papa, der Re e der Premier,

ma famme vede te co’ tre figli e ‘na febbre.


PASQUINO:

Touché, madre furente! Nun dico de no.

Ma che devo fa’, me manca ‘r sudore, lo so.

Tu sei la vera statua — ma viva, ma in piedi.

Io resto qua fermo, te invece procedi.


MAMMA:

Statua sarai tu. Io vorrei solo dormì.

Nun sogno medaglie, ma un cesso per me.

Mo te saluto, poeta da muro,

che io c’ho da fa’ la spesa e pure il futuro.


PASQUINO:

Aspetta un momento, nun scappà così.

Te dedico ‘n verso, che nasce da qui:


“La madre è un miracolo fatto sudore —

ma guai se lo dice, diventa terrore.”


MAMMA (sorride amara):

Oh, Pasquì… sei de marmo, ma capisci er dolore.

Quasi quasi te porto un caffè pure domani.


“Mamma, ti amo… ma solo se non esci dal copione”


In questa civiltà del culto materno, la mamma è la Madonna da supermercato, il grembiule con le ali : deve nutrire, proteggere, stirare e sorridere. Sempre. Se suda, è amore. Se crolla, è isteria. Se piange, è dolce. Se urla, è instabile. Se uccide... è una mostruosa eccezione.

Ma a ben guardare, non è un mostro. È un umano imploso nel ruolo imposto.


Se ne e' discusso molto quest'anno...


Maternità secondo il manuale patriarcale:


  1. Devi avere figli (altrimenti sei egoista).

  2. Ma non troppi (altrimenti sei coniglia).

  3. Li devi amare alla follia,ma senza annullarti , ma senza perderti , ma senza lamentarti.

E se per caso osi cedere? La tv arriva con i droni , le interviste ai vicini , e lo psicologo del pomeriggio che dice: “Una madre così… non è madre.”


E così, quando una madre uccide:

  • I media le fanno il processo prima del tribunale.

  • Le chiediamo “perché non hai chiesto aiuto?”, ma quando lo chiedevi , ti dicevano :

    “ Esageri. Sei stanca. Sei pazza? ”

Il patriarcato ti mette sul piedistallo , ma solo se resti immobile e silenziosa.

Prova a muoverti e grattano via la santità a colpi di talk show.


PASQUINO (con voce roca, provocatoria): Chi sei, vestita de sangue e leggenda ? Che porti 'n silenzio che pare 'na sentenza?

MEDEA (calma, ma tagliente): Io sono Medea. La madre che ha fatto ciò che nessuno osa dire. La donna che ha detto no — e ha fatto tremare il mondo.

PASQUINO (ironico): No? Te l’ho letto, il tuo “no”. Corpi de figli lasciati pe' terra…Pare più ‘na strage che 'na ribellione.

MEDEA (infuocata): Vuoi giudicare tu, statua muta per secoli ? Ho amato. Ho seguito. Ho lasciato la mia patria per un uomo. E quando lui mi ha gettata come una veste sporca…ho fatto ciò che nessuna madre dovrebbe. Ma forse, proprio per questo… ho detto la verità.

PASQUINO (più serio): Lo so, nun sei pazza. Sei lo specchio rotto che fa paura perché riflette tutto : l’amore che diventa gabbia , la madre che non è Madonna . Hai fatto l’indicibile e t’hanno fatta mostro, così nessuno ascolta perché.

MEDEA (con sarcasmo antico): Ah, Roma. Adorate le madri finché cucinano , ma se aprono le braccia per distruggere e non solo accogliere…le chiamate streghe.

PASQUINO: Vero. Ma pure tu, Medea, coi figli come moneta , nun sei solo simbolo : sei tragedia intera . E io, vecchio marmo , posso compiangerte , ma nun giustificà.

MEDEA (fredda): Io non chiedo perdono . Chiedo solo che smettiate di dire:


“Una madre non farebbe mai.”

Perché certe madri, sotto la pelle , portano guerre che nemmeno Achille capirebbe.


PASQUINO (con malinconia): E allora resta, Medea . Siediti accanto a me . Tu, che rompi i miti. Io, che li sbeffeggio.

MEDEA (sorride, senza pace): No, statua. Tu puoi restare fermo a parlare.

Io... devo andare a bruciare altari.


Vogliamo madri che diano tutto, ma non chiedano nulla.

Che piangano nel silenzio del bagno, e poi appaiano perfette su Instagram.

Che partoriscano figli, ma non pensieri.


E se una sbaglia, crolla, esplode?


Allora sì, tutti in coro:

“Io lo sapevo. Una vera madre non l’avrebbe mai fatto.”


– Se non ha figli, non è "completa".

– Se ne ha troppi, “non sa dire di no”.

– Se è stanca, è isterica.

– Se perde il controllo, è una cattiva madre.

– Se si arrabbia, è un mostro.

– Se scoppia... è psicopatica.


Festeggiamo la mamma, purché non si discosti mai dal mito della santa multitasking col grembiule e il sorriso antidepressivo.

Auguri, Mamma. Ma se puoi… non uscire mai dal copione.


Buoni tutti cosi'...facile no ?


E allora...volendo diventamo stronze...


PASQUINO (con tono curioso):

Aò, ma che sei, Medea versione pop?

‘Na donna co’ la lama e lo sguardo da rock?

Chi sei, sorella co’ la fama tagliente?


LORENA (senza scomporsi):

Lorena.Lorena Bobbit.

Quella che tagliò… ma non per vendetta,

perché nessuno ascoltava le sue urla interrotte.


PASQUINO (ridacchiando):

Ah sì, te conosco!

Quella del… “snip snip”.

Te fecero barzelletta pe’ vent’anni.

Tra Maurizio Costanzo e David Letterman.


LORENA (amara):

Sì.

Hanno riso del mio gesto,

ma non del suo pugno.

Hanno fatto meme del pene,

ma nessuno ha pianto per le botte.


PASQUINO (più serio):

Er patriarcato ride co’ la zip chiusa.

E nun capisce che certe donne,

prima de’ taglià la carne,

so’ state fatte a pezzi dentro.


LORENA:

Esatto.

Io non volevo vendetta.

Volevo che il mondo sapesse

che anche un corpo abusato può dire “basta”.

Anche se lo deve urlare col sangue.


PASQUINO:

Ma lo sai, no?

Per loro sei “quella che ha tagliato il pisello”.

Non “quella che ha sopravvissuto”.


LORENA (sorridendo amaro):

Lo so.

La virilità ferita fa più notizia del dolore femminile.

Un uomo mutilato è tragedia.

Una donna distrutta è “isterica”.


PASQUINO:

Eh, lo vedi che sei pasquinesca ?

Hai dato un colpo là dove nun se può…

ma dove tutti meritano ‘na sveja.

Io te dico:

nun sei un mostro. Sei ‘na risposta.


LORENA (guardandolo fissa):

E tu, Pasquino?

Avresti avuto il coraggio… di parlare se fossi stato donna?


PASQUINO (con un ghigno):

Se ero donna… me tagliavano la lingua.

Per fortuna, io so’ de marmo.

E tu, sorella… sei de metallo fuso.


"..La mamma è sempre la mamma.." – ma anche basta...


È una frase che :

assolve, quando fa comodo (“era stressata…”).

condanna, quando serve (“che madre sei?”).

incatena, sempre.


Dietro “la mamma è sempre la mamma” c’è un contratto non firmato, scritto così:


Devi amare incondizionatamente.

Devi sacrificarti senza chiedere.

Devi accettare ogni giudizio, anche da chi non ha mai lavato un piatto.

Devi esserci sempre. E se non ci sei... sei un trauma su due gambe.


Finché le madri restano sante, sono utili. Quando diventano umane, fanno paura.

E se osano vendicarsi, diventano mostri da processare… o barzellette da dimenticare.

Ma ogni Medea, ogni Lorena, ogni madre stanca, non è una deviante : è una crepa nel marmo dell’ipocrisia.

E se il patriarcato ride, è solo perché trema.


"Finché ‘na madre pare ‘na santa, je fate l’applausi.

Quanno diventa umana, ve mette paura.

E se prova a ribellasse, 'a fate mostro o barzelletta da bar.


Ma ogni Medea, ogni Lorena, ogni madre co’ l’occhiaia e ‘a rabbia,

nun è ‘na matta:

è ‘na crepa dentro er marmo de tutte le vostre ipocrisie.


E si ‘r patriarcato ride…

è solo perché je tremano le mutande."


Sono una donna, non sono una santa

69 figli, Valentina Vassilyeva è la mamma di tutte le mamme. A lei appartiene il record mondiale di tutti i tempi di figli: tra il 1707 e il 1765 ebbe 69 figli, frutto di 16 parti gemellari, 7 trigemini e 4 quadrigenimi, per un totale di 27 travagli; 67 dei suoi 69 figli raggiunsero l'età adulta.


Roma, li 06/05/2025


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