"...Er Giro de' sòrdi..."
- gmattiello8
- 11 mag
- Tempo di lettura: 6 min
Aggiornamento: 15 mag
" Alla Bersagliera ! e.."..su du' rote..".. il Giro d'Italia 2025 e' giunto a noi , in sordina...come gia' stanco prima di iniziare, giungendo cosi' alla sua 108esima edizione, con partenza prevista da Durazzo , in Albania, e arrivo a Roma. 21 tappe di cui l'ultima iniziera' dai Giardini Vaticani in omaggio a Papa Francesco.
"...Ma che se semo annessi Durazzo ?..." me chiede er geometra der catasto.
Negli ultimi anni molte "grandi partenze" si sono svolte all’estero: Olanda, Israele, Ungheria...tradendo il senso ciclistico nazionale in nome del business ; per promuovere l’Italia, si comincia fuori dall’Italia..."...a cerca sòrdi...da noi 'n ce stanno ...".
Di certo quest'anno non poteva partire da Gaza...
Uno sport spesso percepito da noi " vitelloni "come uno “sport povero”, fatto di fatica, sudore, sacrificio e romanticismo....
come...Girardengo...e la sua storia
Coppi , Bartali,...alcuni nel contempo partigiani...il passaggio storico della borraccia..

Moser , il record dell'ora a Citta' del Messico...

e poi Gimondi, Saronni, Bugno...
...e poi le imprese epiche a colori....i miti da bambini...le foto sulle biglie...
Pantani..."..er pirata... guai a chi ce lo tocca..."...caduto ma mai colpevole.

Romantico, commovente, emozionante...e' espressione di valori sportivi e umani...quanto vorremmo vedere e vivere in una passione.
"...E sti caxxi 'n ce li metti ? "...rispondono organizzatori e federazioni ciclistiche..
"...E noi poi come magnamo ?...che se bevemo er sudore der Pirata ? ..."
"...Ma famme er favore...vedi d'anna'..."...risponde il contabile del Giro...
Avete voluto la bicicletta ? "..E mo' lassatece pedala'..."..
L’indotto economico complessivo annuo del Giro d’Italia si aggira tra i 2 e i 3 miliardi di euro, secondo stime di RCS Sport (organizzatore del Giro).
"...Mo' capite quanto ce ne frega caxxi delle vostre emozioni..."..si legge in una nota....
Turismo e ospitalità, Diritti TV e pubblicità , Sponsor e marketing , e gli effetti economici indiretti sui territori toccati dalla corsa creano "...'sta lavatrice che centrifuga li sòrdi...".
Le città che ospitano una partenza o un arrivo registrano un aumento medio del 30–40% delle presenze turistiche nei giorni della corsa.
Le città pagano per ospitare il Giro: una partenza può costare 50.000–100.000 euro, un arrivo anche 150.000–200.000 euro.
In cambio, ricevono promozione, flussi turistici e investimenti infrastrutturali ( asfalti, segnaletica, riqualificazioni ...tranne che a Roma, "..'ndo se ariva.." ).
Il Giro di fatto mostra , del bello dell'Italia, solo chi ha pagato...
I diritti TV ..."..arzano l'asticella..."...con una copertura TV globale in 190 paesi, con oltre
800 milioni di spettatori potenziali.
Il Giro ha oltre 50 sponsor ufficiali.
I corridori guadagnano meno rispetto ad altri sportivi di alto livello (es. calcio o Formula 1), ma le squadre WorldTour hanno budget da 15 a 50 milioni di euro all’anno.
I primi 10 ciclisti più pagati guadagnano tra i 2 e i 6 milioni di euro annui.
Il vincitore del Giro d’Italia incassa circa 250.000 €, .."..'e briciole...".
La cosiddetta "carovana del Giro" comprende centinaia di veicoli, tecnici, logistica, media, staff delle squadre, forze dell’ordine, sponsor: una macchina organizzativa enorme e costosa.
Si stima che ogni tappa costi tra i 500.000 e 1 milione di euro in totale tra organizzazione, sicurezza, trasporti e media coverage.
Il ciclismo si guarda gratis per strada. Non si paga il biglietto.
Il ciclismo è visivamente e culturalmente "povero" (strade, fango, pioggia, sofferenza), ma economicamente è uno sport da centinaia di milioni.
È il fascino del paradosso: un mondo semplice e duro, ma al centro di una sofisticata macchina economica.
"Pedalano i poveri, guadagnano i ricchi. E il popolo applaude gratis sul ciglio della strada."
"Er Giro d’Italia gira pe’ davvero,
ma i sordi li pija chi sta ner pensiero.
Noi a guardalli co’ er naso all’insù,
loro a incassà… e nun pedalano più!"
Mh...c'e' qualche contraddizione...
l’eroismo faticoso degli atleti, spesso pagati meno dei manager o dei testimonial TV...
la mercificazione dell’evento, che sposta la corsa dove conviene, non dove racconta una storia...
l’illusione della vicinanza popolare, che maschera un business gestito da pochi.
Pasquino:
Eh, Marco, te vedo 'n'ombra tra li ricordi, come se fosse passato poco tempo, ma stamo a parla’ de ‘na vita fa…
Marco Pantani:
Pasquino, non è passato tanto! La fatica, le salite, sono sempre lì. Chi corre lo sa, il tempo è solo ‘na scusa per chi non ce l’ha più.
Pasquino:
E io t'ho visto, ragazzo, quanno la gente te guardava come ‘n eroe. Ma che succede oggi, eh? Er Giro è sempre più strano. Mo’ se parte da Durazzo, un giorno forse partiranno pure da Dubai!
Marco Pantani:
Il Giro è cambiato, Pasquino. Ma non è il percorso che fa il ciclista, è la passione che ci metti. Se corri solo per i soldi o per la fama, te perdi la ragione di farlo.
Pasquino:
E qui arivi a toccà ‘n punto dolente, Marco… oggi la gente si scorda della passione, pensa solo ai contratti, a chi sponsorizza chi. E le corse ? Solo un bel gioco di immagini e pubblicità.
Marco Pantani:
Lo so. Ma c’è ancora chi pedala con il cuore, chi si alza alle 5 del mattino per allenarsi, chi sogna di vincere. Quello non morirà mai.
Pasquino:
Vero, ma er Giro d’Italia nun è più come 'na volta. Quanno partivano da Roma, da Napoli, da Milano, c’era ‘na magia che se perde, Marco. E mo’… La maglia rosa è pure un logo, altro che un sogno!
Marco Pantani:
Lo capisco. Ma te ricordi quando sul Mortirolo la gente gridava il mio nome, e io sentivo l’adrenalina? Quello non lo scorderò mai. Quel sentimento è più forte della politica degli sponsor.
Pasquino:
Ah, Marco, tu eri uno che dava tutto, non pensavi al resto. Ma adesso tutto è marketing , perfino la fatica. E chi vince, magari non è il più forte, ma quello che sa come fare a diventà immagine.
Marco Pantani:
Ma la vera bellezza sta nella strada, Pasquino. E finché ci saranno ciclisti che la vivono come un sogno, il Giro non perderà mai il suo spirito.
Pasquino:
Beh, speriamo, Marco. Speriamo che la passione riesca a rimanere dentro sta corsa… anche se a me sembra che ormai stamo a guardà più er cartellone pubblicitario che 'r ciclista vero.
Marco Pantani:
Già, Pasquino. Ma finché qualcuno farà il giro per amore della maglia rosa, ci sarà ancora speranza.
Finche' il doping la fara' morire per ultima...
Pasquino:
Eh, Marco, te vedo sempre tra i ricordi de chi c’ha fatto sognà. Ma ‘sta storia del doping, che so boni tutti a parlà, ce sta un po’ de verità o solo fumo?
Marco Pantani:
Pasquino, nun è facile capì. C'è chi dice una cosa, chi un’altra. Io te posso dì che l'unica cosa che ho cercato de fare era pedalà più forte. La gente vedeva la fatica, ma non capiva tutto er resto.
Pasquino:
Eh, ma er ciclismo è 'na guerra, Marco. Te metti su due ruote e la strada diventa un campo de battaglia. Ma oggi, chi vince è sempre quello che c’ha dietro la squadra, i soldi, i contratti. E tu, te ricordi la solitudine?
Marco Pantani:
Me ricordo eccome. Quella solitudine che c’hai in cima alla salita, quanno ti guardano tutti e se aspettano che fai qualcosa di impossibile. Ma nun era solo fisico, Pasquino. A volte, stai là e te domandi se ce l’hai ancora la forza de pedalà.
Pasquino:
E poi arriva er giudizio, quello che te dice che sei “sospetto”, che hai fatto chissà che. Ma tu lo sai, Marco, che ‘sta gente non capisce il sacrificio che c’hai dentro. A loro je interessa solo chi vince, senza guardà il cammino che hai fatto.
Marco Pantani:
Guarda, Pasquino, io nun voglio difende’ niente. Ma ce stanno cose che so andate storte, e nessuno ha mai capito davvero che ho dato tutto per quella maglia rosa, per quella montagna. E oggi, chi parla, non sa nulla di quello che è stato realmente vivere ‘sta vita.
Pasquino:
Te capisco, Marco. Ma la gente guarda solo il risultato finale, e te vedono come 'n simbolo. Però, quella maglia rosa non è solo il trofeo, è il peso che c’hai dentro ogni giorno. E chi t’ha visto pedalà non sa quanto dolore c’era oltre la strada.
Marco Pantani:
Già, Pasquino. La bici è stata la mia vita, e anche se non ho mai voluto fare cose sbagliate, il mondo che c’era attorno a me era difficile. Se nun c’eri, te sembrava che dovevi scegliere tra la verità e la vittoria.
Pasquino:
E forse è proprio qui che sta il dramma, Marco. Che la corsa non è più fatta solo de passione, ma de strategie, soldi e interessi. Ma almeno tu, l’hai fatta de core. E se a qualcuno nun piace, so fatti loro.
Marco Pantani:
Grazie, Pasquino. So che la strada che ho fatto non è stata facile, ma quella maglia rosa, quella sensazione in cima al Mortirolo, rimarranno sempre nel mio cuore, senza scuse e senza rimpianti.
Pasquino:
E noi te ricorderemo sempre così, Marco. Un ciclista che ha dato tutto, e che, nonostante tutto, ha fatto innammorà milioni di persone della bici. La strada forse è cambiata, ma tu sei rimasto ‘na leggenda, anche se ‘sta gente nun lo capisce.
"Marco, ‘n pirata che correva veloce,
con la bici ‘n cielo e ‘na vita che poi deride.
Er Giro l’ha vinto co’ sudore e passione,
ma la strada è lunga, e spesso fa confusione.
L’hanno visto su ‘na vetta, tra i sogni e le nuvole,
poi l’hanno abbattuto, come fanno le turbe.
Ma ‘a maglia rosa ce l’ha sempre nel cuore,
anche se er mondo l’ha guardato con dolore."
Roma, li 09/05/2025
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